19° Lucania Film Festival
Il corvo: tra guida e resilienza.
“L’aquila non perse mai tanto tempo come quando si sottomise a imparare dal corvo”. Da “Il matrimonio del cielo e dell’inferno” di William Blake.
La celebre frase di William Blake, presa in prestito dal personaggio Nessuno (Gary Farmer) del film “Dead Man” (1995) di Jim Jarmush, ci dice già molto sulla forza evocativa del corvo. Il Lucania Film Festival ha scelto proprio il corvo come leitmotiv della sua diciannovesima edizione. Il Corvo come simbolo di trasformazione, ma anche di guida e di resilienza per la sua innata capacità di adattamento. Noto per la spiccata intelligenza, il corvo è diventato un elemento importante nella cultura popolare, conquistando un ruolo da protagonista in leggende, racconti e poesie di tutto il mondo. Il corvo viene utilizzato nella Bibbia per le sue doti di messaggero, si racconta come esso fu il primo animale a lasciare l’arca di Noè per accertarsi della ritirata delle acque e cercare la terra ferma. La rappresentazione del corvo va dalla mitologia greca, che narra come il volatile fosse stato punito per aver riferito al dio Apollo del tradimento di Coronide, a quella nordica dove il corvo viene rappresentato come l’uccello sacro di Odino che ne aveva due, Huginn (pensiero) e Muninn (memoria), ed ogni mattina li lasciava liberi per conoscere ciò che stava accadendo nel mondo. Il corvo è anche strettamente legato alla metamorfosi, rappresenta l’accrescimento di coscienza, le sue ali costituiscono un passaggio verso l’infinito, una guida verso il grande spirito. Il corvo è stato rappresentato da poeti, artisti, letterati ma anche da pittori, fumettisti e naturalmente dal cinema. Ricordiamo, tra gli altri, il celebre “Uccellaci e uccellini” (1965) di Pier Paolo Pasolini, in cui un corvo parlante fa da compagno di viaggio a due viandanti, professando loro insegnamenti dotti e proponendo idee da una prospettiva pedagogica e moralistica, fino all’inesorabile momento in cui sarà mangiato dai due uomini. Il corvo, proprio per queste caratteristiche, potrebbe essere ritenuto un’entità che amplia la coscienza e ci guida, un saggio che fa da tramite verso qualcosa di più grande, verso il pensiero e la memoria, l’ignoto e oltre. Per un Festival arrivato alla sua diciannovesima edizione, che si propone di investigare gli scenari globali del cinema, di oltrepassare i confini senza barriere, di legare i film a diversi contesti geografici per produrre uno scorcio polifonico con produzioni cinematografiche che narrano le proprie diversità geopolitiche, il corvo è una scelta simbolica importante e fortemente identificativa. Lo è non solo per le sue con- notazioni più immediate legate puramente al cinema e al suo immaginario, ma anche per le sue caratteristiche più profonde già descritte. Il Lucania Film Festival ha scelto questo emblema anche per la sua peculiarità legata al concetto di resilienza, per la sua abilità simbolica nel far accadere l’impossibile, per la capacità reattiva alle avversità. In un’epoca che schiaccia verso l’appiattimento culturale, imponendo visioni etiche, estetiche e politiche uniformi, sono sempre più necessarie le realtà che provano a guardare oltre, a saper interpretare il futuro, che non si soffermano a mostrare la superficie delle cose, ma ciò che c’è dietro di essa. In questo il cinema ha una grande possibilità, quella di raccontare ciò che è stato ieri e ciò che sarà domani partendo dall’oggi, senza barriere, senza limiti all’immaginazione e all’interpretazione dell’uomo, ed i Festival hanno la responsabilità di traghettarci verso la verità, non intesa come realtà oggettiva, ma come proprietà intrinseca dell’essere umano che può diventare plastica sviluppando una dimensione creativa individuale e personale che va costantemente nutrita, e il cinema, con i suoi infiniti volti, può essere luce per illuminare oggi più che mai le menti degli uomini. Dunque impariamo umilmente dal corvo.
Gemma Lanzo
The Crow: Between Guidance and Resilience
«The eagle never lost so much time, as when he submitted to learn from the crow». From “The Marriage of Heaven and Hell” by William Blake.
This famous William Blake’s sentence, borrowed by the character Nobody (Gary Farmer) in Jim Jarmusch’s film “Dead Man” (1995), tells us a lot about the evocative power of the crow. Lucania Film Festival has chosen just the crow as leitmotiv of its 19th edition. The Crow is meant as a symbol of transformation, but also as a guidance and resilience thanks to its inbuilt flexibility. Known for its remarkable intelligence, the crow has become an important element in the popular culture by gaining a leading role in legends, tales and poems all over the world. It is used in the Bible for its messenger qualities: the story goes that it was the first animal to leave Noah’s ark to make sure that the waters had withdrawn and to search for the land. The representation of the crow ranges from the Greek mythology, according to which this bird was punished for having reported Coronis’s betrayal to the god Apollo, to the Nordic one where it is Odin’s sacred bird and he had two kinds of it: Huginn (thought) and Muninn (memory). Every morning he set them free to know what was happening in the world. The crow is also strictly connected with the metamorphosis: it represents the conscience raising, its wings are a passage to infinity, a guidance towards the great spirit. The crow has been represented by poets, artists, men and women of letters, as well as by painters, comic-strip writers and, in the film industry, by directors of course. Among those films dealing with it, we remember Pier Paolo Pasolini’s famous “The Hawks and the Sparrows” where a speaking crow is the travelling companion of two wayfarers, that professes learned precepts and proposes ideas with an educational and moralistic purpose, to the merciless scene in which it will be eaten by two men. Just for those features that the crow could be considered as an entity able to raise our conscience and lead us, a sage that acts as an intermediary towards something bigger, towards the thought and the memory, the unknown and beyond. For a festival like this, at its 19th edition, that aims to investigate the global scenarios of cinema, go beyond the limits without barriers, connect films with different geographical contexts in order to produce a polyphonic view with film productions telling their own geopolitical differences, the crow is an important and greatly identifying symbolic choice. And it is like this not only for its more immediate connotations merely linked to cinema and its imagination, but also for its above-mentioned more profound features. Lucania Film Festival has chosen this symbol also for its peculiarity connected with the concept of resilience, for its symbolic ability to make the impossible happen and for its ability to react to adversities. In an era of cultural flattening that imposes standard ethic, aesthetic and political visions, there is an increasing need of realities that try to look beyond and interpret the future, that do not show merely the surface of things, but go below it. The cinema has the great opportunity to tell what was yesterday and what will be tomorrow starting from the present, without barriers, limits to human imagination and interpretation. Film festivals therefore have the responsibility to lead us towards the truth, that is not meant as an objective reality but as a human being’s intimate property that can become plastic by developing an individual and personal creative dimension that has to be constantly supported; and cinema, with its countless facets, can be the light cast on human minds. So let us learn humbly from the crow.